Disincantato testimone dello svolgersi dei fatti, raccontava ciò che maggiormente lo colpiva per farne una metafora del sentimento. Forse, Renzo Biasion sognava un mondo privo pareti alla ricerca di un tempo senza calcoli, senza costrizioni algebriche o sintattiche. Forse avrebbe voluto viaggiare nell’indefinito come un nomade in perenne stato di libertà. Pittore, scrittore, critico, sono diverse le etichette che accompagnano la sua figura, sono tante le voci che nel ricordo delineano un eclettismo portato a fermare l’istante che doveva produrre un’emozione. Tutto ciò che vediamo è verità o illusione? L’artista rispondeva all’interrogativo con parole e colori, stupito a volte dalla levità di un’ombra o dal passaggio di una nuvola di cui avrebbe voluto studiare l’anatomia. Un sognatore? Per certi versi si, come si addice a chi declina le cose con il verbo della meraviglia. Ma anche un personaggio che, nell’accompagnare lo scorrere degli eventi, si muoveva al di fuori di qualsiasi livello di superficialità.
Nato a Treviso nel 1914, scomparso a Firenze nel 1997, Biasion ha lungamente vissuto anche a Bologna da cui trasmetteva ai giornali le sue note d’arte e dove dipinge va. Aveva lo studio in una rientranza di via Murri, a pochi passi da quello di Ugo Guidi, un angolo tutto sommato tranquillo dove rendeva la memoria sostenibile solo se assecondata dalla reinvenzione. I modelli potevano essere espressioni del quotidiano, oggetti, fiori, muri ricoperti di quadri, oppure visioni fatte decantare nel ricordo come scorci di periferie, spazi incorniciati da una finestra, figure riprese secondo gli effetti di una stordente lontananza.
C’è, nei suoi racconti, la qualità intimista del linguaggio di chi misura la realtà con particolare sensibilità, c’è il senso delle cose semplici che pure racchiudono un’impronta trascendente, come un’aria domestica non estranea ai brividi del mistero dell’esistere. C’è anche il senso della solitudine nell’indeterminata nella stagione delle notti, quando il paesaggio è avvolto da un’oscurità oltre la quale potrebbe qualsiasi cosa. Notti, luci al di là dei muri delle case, visioni inquietanti fra le ombre, un’aria che cala dai tetti provocando una sbigottita sensazione di assenza.
Una mostra é stata organizzata per ricordare i cento anni dalla nascita di Renzo Biasion. Si tratta un’antologica curata da Valeria Tassinari in programma al Museo MAGI di Pieve di Cento da sabato 6 settembre al 5 ottobre.
“Interni-Esterni”, questo il titolo della rassegna che raccoglie 80 dipinti e che vuole essere un viaggio nel tempo capace di ricordare a che il Biasion scrittore, autore tra l’altro di “Sagapò”, libro incentrato su storie di soldati italiani in Grecia durante l’ultimo conflitto e a cui – si legge in una nota – si sarebbero liberamente ispirati regista e sceneggiatore del film “Mediterraneo”.
Franco Basile, Il Resto del Carlino (5 settembre 2014)
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